Israel-Premier Tech, Chris Froome inizia a pensare al post-carriera: “Stiamo cercando di avviare un’accademia di ciclismo in Kenya, ho sempre voluto farlo”
Chris Froome non ha ancora intenzione di appendere la bici al chiodo, ma ha già dei progetti per quando ciò accadrà. Il 38enne britannico si appresta a iniziare la sua quarta stagione con la Israel-Premier Tech, nella quale spera di poter tornare a correre e a vincere al Tour de France, e dovrebbe proseguire la sua avventura con la formazione israeliana almeno fino a fine 2025, quando, compiuti ormai i 40 anni, potrebbe a quel punto decidere di dire addio al ciclismo pedalato. Anche una volta sceso di bici, tuttavia, il quattro volte vincitore del Tour resterà nell’ambiente: l’intenzione è infatti quella di aiutare lo sviluppo del ciclismo africano fondando un’accademia nel suo paese natio, il Kenya.
“Ho sempre avuto in mente di volerlo fare, e penso che ora, mentre mi avvicino alla fine della mia carriera, sia il momento perfetto per iniziare a sistemare le cose – ha dichiarato Froome nel corso del podcast gestito dal suo ex compagno di squadra Geraint Thomas – Fondamentalmente, stiamo cercando di avviare una Chris Froome Cycling Academy in Kenya, alla base del Monte Kenya, a un’altitudine di 2.000 metri”.
Nato e cresciuto in Kenya, il classe 1985 crede che nel paese possano esserci molti talenti con le caratteristiche per diventare dei campioni, considerata anche la gran quantità di fondisti keniani che dominano nell’atletica leggera: “Una volta facevo corsa campestre e ogni volta che gareggiavamo tra le scuole o qualcosa del genere, venivo distrutto dai keniani. Sono ovviamente i migliori corridori di fondo del mondo. C’era sempre una parte di me in tutti quegli anni in cui ho vinto il Tour che mi ha fatto sentire un po’ ridicolo, inadeguato, sapendo che ci sono atleti molto migliori – nel vero senso di un atleta di resistenza – atleti molto migliori di me in Africa orientale”.
“Ma, semplicemente, non hanno accesso alle biciclette, lì il ciclismo in realtà non esiste – ha proseguito Froome – Non hanno attrezzature, né formazione, né alcuna struttura. Penso sinceramente che nell’arco di 10-15 anni potremmo vedere qualcosa di simile a quando i colombiani sono entrati in scena nell’ultimo decennio. Credo davvero che avremo un’esplosione di corridori dall’Africa orientale“. Il 38enne non è l’unico a pensare che da quest’area possano uscire i nuovi campioni del domani: un anno fa, infatti, la Ineos Grenadiers aveva annunciato la fondazione, proprio in Kenya, di un’accademia di ciclismo che vede coinvolto anche il campione di atletica Eliud Kipchoge.
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